Maria Chindamo è una ragazza calabrese, di Laureana di Borrello, dai grandi occhi castani, sguardo sereno e un sorriso dolce sempre accennato sul viso. Si sposa con Ferdinando Punturiero e dal loro amore nasceranno tre figli: Vincenzino, Federica e Letizia. E' con lui che si trasferisce a vivere a Rosarno. Ma le cose tra i due non vanno bene e Maria prende una decisione: vuole la separazione. Una scelta libera che in quella terra di Calabria appare come un’onta o un disonore. Maria però è decisa, vuole che i suoi figli crescano in una famiglia serena, piena di amore. Il 6 maggio 2015, però, Ferdinando si toglie la vita e la sua famiglia ipotizza che il gesto estremo sia scaturito dalla separazione con Maria. Lei si trova con gli occhi del paese puntati addosso, viene criticata, ma non si dà per vinta. È una mamma premurosa, attenta, dolce. Ogni sua scelta è orientata dall’amore per i suoi tre figli. Per loro conto, amministra l'azienda agricola ereditata dai nonni, genitori del suo ex marito. Per loro sorride sempre, nonostante le avversità, nonostante la fatica e la difficoltà di trovarsi a gestire un’azienda tutta da sola. Una donna sola, in una terra in cui la presenza della ‘ndrangheta cerca di soffocare l’intraprendenza delle donne, considerate “cose di famiglia”, le scelte di Maria suscitano spesso scalpore.
Il 6 maggio del 2016 è un venerdì. La settimana sta per volgere al termine e Maria potrà finalmente avere un po' di riposo, ma soprattutto trascorrere del tempo con la sua famiglia.
Esce di casa intorno alle 7 del mattino, come sempre, per andare a lavorare nella campagna. Sembra una mattinata come tutte le altre fino a quando il fratello Vincenzo scopre che qualcosa non va: davanti al cancello della tenuta agricola, ancora chiuso, ritrova l’auto di Maria col motore acceso e alcune tracce di sangue e capelli. Da quel momento nessuno la vedrà più. La cercheranno, in ogni angolo, in ogni centimetro di terra, in ogni anfratto, ma di lei nessuna traccia. Sembra sparita nel nulla. Il contesto della scomparsa è il territorio a cavallo tra le province di Vibo Valentia e Reggio Calabria, feudo di una delle più potenti cosche di ‘ndrangheta della regione, quella dei Mancuso. Si inizia così a ipotizzare che dietro la scomparsa di Maria possa esserci anche la sua scelta di non piegarsi al potere delle cosche, al suo rifiuto di cedere loro le proprie terre. E questa ipotesi viene confermata, nel gennaio del 2021, dalle dichiarazioni di un collaboratore di giustizia di Potenza, Antonio Cossidente, ex boss del clan dei Basilischi che ha condiviso la cella del carcere con Emanuele Mancuso, pezzo grosso dell’omonimo clan della ‘ndrangheta di Limbadi e Nicotera, nel Vibonese. Da lui ha appreso alcuni particolari sulla scomparsa di Maria. Secondo i racconti, dietro la scomparsa ci sarebbe Salvatore Ascone - detto “Pinnolaro” - che era interessato ai terreni che Maria gestiva e ben conscio dei dissapori di Maria con la famiglia Punturiero, avrebbe organizzato il delitto e fatto scomparire il corpo per non lasciare tracce.